İngilizce

Kael painted in silence.
The wall stretched across the abandoned metro station, its surface cracked and stained by time. But Kael didn’t see decay—he saw canvas.
Each stroke was deliberate. Each color chosen not for beauty, but for memory. The figures he painted weren’t imagined—they were remembered. Luma, dancing in the rain. Eloen, speaking truth. Nira, defiant in the dark.
The mural pulsed with emotion. Real. Untaxed. Dangerous.
Nira monitored the neural grid. “It’s spreading,” she whispered. “The signal’s leaking into public channels.”
Eloen nodded. “Then it’s working.”

Above ground, citizens paused. Their meters blinked erratically. Some felt warmth. Others, tears. A few laughed—and didn’t know why.
The Ministry panicked.
“Level 0 spike,” said the technician. “Citywide.”
Agent Vex stared at the screen. The mural filled the feed. His jaw clenched.
“Send the breach team.”

The metro station trembled as drones descended. Kael kept painting.
Nira activated the scrambler. “We have minutes.”
Eloen placed her hand on the mural. “It’s enough.”
Kael added the final stroke—a sun, imperfect, glowing.
Then he stepped back.

Vex entered.
He saw the mural.
He saw her.
Luma.
A memory surged—uninvited, unapproved. A girl laughing. A sunlit field. A name he hadn’t spoken in years.
“Luma,” he whispered.
Kael turned. “You remember.”
Vex raised his weapon. His hands shook.
The mural pulsed.
Vex lowered the gun.
“I do.”

The drones hovered. The system waited.
But Vex didn’t give the order.
Instead, he stepped forward—and placed his hand on the wall.
His meter spiked.

İtalyanca

Kael dipingeva in silenzio.
Il muro si estendeva sulla stazione della metropolitana abbandonata, la superficie screpolata e macchiata dal tempo. Ma Kael non vedeva decadenza: vedeva tela.
Ogni pennellata era deliberata. Ogni colore scelto non per la bellezza, ma per il ricordo. Le figure che dipingeva non erano immaginate, erano ricordate. Luma, che danzava sotto la pioggia. Eloen, che diceva la verità. Nira, ribelle nell'oscurità.
Il murale pulsava di emozioni. Reale. Non tassato. Pericoloso.
Nira monitorava la rete neurale. "Si sta diffondendo", sussurrò. "Il segnale si sta diffondendo nei canali pubblici."
Eloen annuì. "Allora funziona."

In superficie, i cittadini si fermarono. I contatori lampeggiavano in modo irregolare. Alcuni sentivano calore. Altri, lacrime. Qualcuno rise, senza sapere perché.
Il Ministero andò nel panico.
"Picco di livello 0", disse il tecnico. "In tutta la città."
L'agente Vex fissò lo schermo. Il murale riempì il feed. Serrò la mascella.
"Mandate la squadra di irruzione."

La stazione della metropolitana tremò mentre i droni scendevano. Kael continuò a dipingere.
Nira attivò lo scrambler. "Abbiamo pochi minuti."
Eloen posò la mano sul murale. "Basta."
Kael aggiunse il tocco finale: un sole, imperfetto, luminoso.
Poi fece un passo indietro.

Vex entrò.
Vide il murale.
Vide lei.
Luma.
Un ricordo affiorò nella sua mente: non invitato, non approvato. Una ragazza che rideva. Un campo illuminato dal sole. Un nome che non pronunciava da anni.
"Luma", sussurrò.
Kael si voltò. "Ti ricordi."
Vex alzò l'arma. Le sue mani tremavano.
Il murale pulsava.
Vex abbassò la pistola.
"Sì."

I droni restarono sospesi. Il sistema attese.
Ma Vex non diede l'ordine.
Invece, fece un passo avanti e appoggiò la mano sul muro.
Il suo indicatore aumentò vertiginosamente.

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